Il
sistema di suono delle campane secondo l'Antica Arte Campanaria Bolognese
si esegue e si sviluppa secondo due principi fondamentali:
- l'armamento delle campane - la tecnica di suono. ARMAMENTO
Nel sistema bolognese tutti i rapporti che intercorrono sia nelle quote della campana (diametro, peso, altezza, forma ecc.) sia nelle quote di tutti gli altri elementi costituitivi (peso specifico, telaio, ceppi, battagli, distanze, ecc.) sia nelle geometrie e forme, sono stabiliti da regole rigidissime e scarsamente derogabili: discostarsi anche di poco da esse significa compromettere la possibilità di esecuzione. L’armamento è a slancio: cioè la campana è fissata al ceppo (mzól), attraverso la capigliera, generalmente sotto la lina di rotazione dei perni (sèl). Il ceppo, preferibilmente di legno di olmo (p.s. 0,71), si rapporta alla campana con un peso di circa l'11% del peso di essa, sagomato secondo una forma caratteristica. Al ceppo è solidamente fissata una capra (chèvra) dello stesso materiale costituita da due saettoni (uràćć) collegati da una catena o stanga (stànga), parallela al bordo inferiore della campana e poco più in alto rispetto esso. Alla stanga è fissato ilo canapo di manovra (ciàp). A un anello interno alla campana, attraverso una elaborata legatura - aspetto fondamentale dell'armamento - e collegato il battaglio (batóć) sagomato secondo un disegno specifico, che rappresenta circa il 4% del peso della campana e che la colpisce nel suo stesso senso di rotazione. (....) |
Tipica armatura secondo il canone bolognese |
Dinamica e forma del batóć a slancio, con schema di legatura |
TECNICA
DI ESECUZIONE
Le tecniche di esecuzione, secondo l'Antica Arte Campanaria Bolognese, sono fondamentalmente tre: doppio: campane a rotazione completa di 360° tirabasse: campane a rotazione parziale scampanio: campane ferme con azione sul battaglio, attraverso apposite funicelle ai quali si aggiunge il sistema misto: alcune campane suonate a doppio, altre a scampanio. La tecnica
più antica è quella a doppio, con attestazione
già dal XVI secolo, da trave,
dove il campanaro (vedi
anche introduzione)
portata la campana col battaglio legato alla posizione a bicchiere e
liberatala al suono, attraverso la stanga, le farà compiere
alternativamente un giro comèpleto di 360° in un
senso e
nell'altro, di concerto con le altre.
La tecnica, attraverso le fasi di scappata e calata, è poi evoluta nel doppio eseguito a ciàp, dove il campanaro attraverso esso provvede a far compiere oscillazioni sempre più ampie alla campana con il batóć libero, fino a portarla alla posizione a bicchiere; là eseguire il brano concordato e riportarla alla posizione iniziale, dove sarà fermata. (...) Nelle tirabasse il campanaro fa oscillare la campana con cadenzate variazioni della sua altezza, senza farle mai raggiungere la posizione a bicchiere, manovrando con una mano il ciàp e con l'altra il batóć, rallentandolo o accelerandolo in un veloce intreccio ritmico di concerto con le altre campane, in ordine allo schema del brano stabilito. (...) Lo scampanio - o suonare da festa - si esegue con campane fissate per impedirne anche la minima oscillazione e impegna un solo campanaro che, attraverso particolari sottili funicelle (sfurzén) collegate all parte terminale del batóć (nès) in apposito foro, esegue una sorta di ricamo melodico azionando questi rimandi sia con le mani sia con i piedi. In questa tecnica, pur seguendo un canocvaccio musicale definito, è lasciato ampio spazio interpretativo e inventivo all'esecutore, attraverso inteventi estrosi e agocici. (...) |
Tecnica di suono a doppio; a trave: posizione in mzól, |
Tecnica di suono a doppio; a trave: posizione in båcca |
Tecnica di suono a doppio; a ciàp: posizione in mzól |
Tecnica di suono a doppio; a ciapp: posizione in båcca |
COME SI SUONANO LE CAMPANE ALLA BOLOGNESE NELLA TECNICA A DOPPIO DA CIÀP Nella tecnica a
doppio - da
trave e a ciapp - l'inizio
di un brano, eventuali variazioni precedentemente stabile e la sua fine
sono comandate da ordini vocali quando le campane ancora non
rintoccano, oppure sonori, se impartiti nel corso
dell'esecuzione. IL SEGNO Le campane, da ferme che sono, vengono poi fatte oscillare dai campanari mantenendole mute colla mano sinistra, la quale agisce sul battacchio tenendolo in posizione centrale rispetto la bocca della campana; tutti i suonatori provvedono nel frattempo a posizionarle, rispetto l'ampiezza di oscillazione della Grossa, nello stato di livello che le mantenga con lo stesso periodo, ma sfalsate nella posizione definita così segno, affinché suonino in perfetta successione metrica melodica e non in accordo armonico. Normalmente
il brano che si decide di suonare in
piedi viene
preceduto dalla levata
e quindi dalla scappata eseguite
nel
Certo della perfezione del segno il campanaro che suona la Piccola chiama a voce l'inizio dell'esecuzione, secondo lo schema della successione di botti e pause riprodotto; da che hanno inizio a LA LEVATA e LA SCAPPATA
Tecnica di suono a doppio, a
ciàp. DUE D'ORGANO cioè 4 botti nella successione di suono 1234, dopo 3 botti dal comando.
Tecnica di suono a doppio, a
ciàp.
Schema delle fasi e relative posizioni delle
campane che stabiliscono l'inizio e l'esecuzione delle
Due di Organo (cioé quattro volte la Mezza di Organo, vale a
dire 1234 ), comandate dal campanaro che suona la campana
Mezzana, attraverso alcuni colpi col piede.
Alle due d'organo segue il brano stabilito; concluso il brano, con la calata – operazione omologa, contrapposta e inversa alla scappata - si riportano le campane nella posizione della partenza, terminando la suonata con LA BUTTATA FINALE compiuta dopo la successione di 3 botti e di 3 pause dal comando, sempre impartito dal campanaro che suona la Mezzana.Tecnica
di suono a doppio, a
ciàp.
Schema delle fasi e relative posizioni delle
campane che stabiliscono
la fine della calata, comandate
dal campanaro che suona la campana Mezzana, attraverso alcuni colpi col
piede.
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