CAMPANE ALLA
BOLOGNESE
Antica di
cinque secoli, nasce certamente nel campanile del Duomo dedicato al
santo
Petronio, ancora incerta; attraversa tre secoli rifinendo
l’architettura dei
bronzi, dei castelli e dei campanili; esplode del diciannovesimo secolo
colonizzando le torri del forese petroniano e si perfeziona nel secolo
scorso,
sia nella caratteristica struttura musicale sia nelle particolarissime
tecniche
esecutorie.
Bologna vanta
infatti, da secoli, una tradizione
unica nel suo genere di suono delle campane. L’uso di
annunciare e sottolineare
eventi sacri o profani con rintocchi di campane é antico e
generalmente diffuso
fra leculture; a Bologna però, città che non
smentisce così la sua
plurisecolare inclinazione alla raffinatezza estetica e strutturale, il
suonare
le campane ha via via modificato sia la semplice e primitiva tecnica
esecutoria
sia gli intimi aspetti degli equipaggiamenti architettonici delle torri
campanarie. Già dal XVI secolo esistevano a Bologna i primi
“doppi” ovverosia
concerti di due o tre campane intonate tra loro, equipaggiate e suonate
con una
tecnica particolare. Infatti la struttura statica e dinamica accessoria
alle
campane permetteva di suonarle agendo direttamente dalla cella
campanaria dove
ogni campanaro, a stretto contatto con la campana, tramite un apposito
canapo
laportava “alla
muta”, cioè con il
battacchio legato, dalla posizione di riposo alla posizione
“in piedi”, con la
bocca quindi rivolta verso l’alto, dove veniva bloccata.
Liberato quindi il
battacchio, manovrando una trave solidale alla campana, una volta
sbloccata, si
eseguiva il suono “da trave” detto “a
doppio” facendole infatti compiere un
intero giro in alternanza con le altre. Quasi immediatamente si
è aggiunta una
quarta campana realizzandosi così la configurazione
definitiva; le torri
campanarie, provviste di opportuni scuri alle finestre, hanno iniziato
a
ospitare bronzi sempre più proporzionati ed intonati e con
il passare dei
secoli la tecnica è andata sempre più raffinandosi, mantenendo
comunque le peculiari caratteristiche primitive
e raggiungendo, forse, lo stato perfetto. Da tempo infatti,
l’esecuzione del
doppio comprende anche le fasi di "scappata"
e "calata" le campane
cioè
vengono portate alla posizione in piedi con la tecnica detta
“a ciappo” non più
alla muta bensì con il battacchio libero a slancio ed alla
fine dell’esecuzione
del brano così riportate alla posizione di riposo,
diffondendo rintocchi con
perfetta progressione. Al suono a doppio si affiancò poi
l’esecuzione delle
“tirabasse” dove le campane sono fatte oscillare
senza portarle alla posizione
in piedi; i campanari, manovrando il battacchio e variando
l’ampiezza delle
oscillazioni, intrecciano i rintocchi rispettando rigorose successioni
metriche; si realizza così una melodia eseguita in pratica
da un solo strumento
suonato però da più persone che, oltre a doti di
resistenza fisica, devono
possedere colpo d’occhio e notevole senso musicale. Seppur
vero che il suonare
le campane a doppio ha una indiscussa origine e forte valenza
liturgica, il
fascino del raggiungere la perfezione esecutoria sprona gli
appassionati a
riunirsi anche in sessioni di allenamento e per diporto, oltre a
onorare i
servizi religiosi. Esistono infatti, annualmente, tornei di gare che
richiamano
numerose squadre di campanari, raggruppati in varie categorie e
episodici
eventi di accademie a scopo dimostrativo; l’organizzazione,
di solito in
concomitanza con le parrocchie, è generalmente privilegio
dei sodalizi campanari
cittadini. A Bologna sono attivi alcuni gruppi; la tecnica a doppio,
pur
essendo nata e sviluppatasi nella nostra città, ha una forte
tradizione anche
nel forese con propaggini nelle province vicine, fino a coinvolgere
parte della
Romagna; si configura così una piccola isola geografica dove
il suonare le
campane non ha eguali altrove. I campanari appartenenti ai vari
sodalizi e
distribuiti in diverse squadre provvedono ai servizi religiosi e
contribuiscono
attivamente al controllo ed alla conservazione del patrimonio bronzeo
locale;
non bisogna dimenticare, appunto, che la natura, le
strutture e gli equipaggiamenti di ogni
concerto di campane sono di scelti materiali e di rigorose proporzioni
strutturali e necessitano di esperte e competenti manutenzioni: nessuno
meglio
del campanaro, custode della tradizione, conosce più
profondamente le antiche e
particolari tecniche. Appunto perché è prezioso e
insostituibile il contributo
che queste persone offrono alla conservazione del patrimonio culturale
si vuole
ricordare che esistono anche concerti di campane, di diverso peso e
qualità,
ospitati su autocarri, che grazie alla volontà e
all’impegno di alcuni
campanari trasportano altrove la tradizione campanaria bolognese,
suscitando
sempre curiosità, ammirazione ed apprezzamento per questa
tecnica negli ascoltatori.
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